Amici?

Ho una confessione da farvi; se non ve lo dico mi resterà sul groppone per sempre: sabato sera (2/5/2015) dopo non so quanti anni di “ma figurati se io”, ho visto una puntata di Amici ed ora ho capito davvero, e con estrema fermezza, il motivo per cui non avevo mai visto la trasmissione per intero (e mi sbagliavo a non farlo, perché certe cose le devi vivere interamente per capirne il significato).

Giuria e concept: Sabrina Ferilli, Loredana Bertè e Francesco Renga decidono le sorti di ragazzi che sperano di fare carriera nel mondo dello spettacolo (dire dell’arte sarebbe troppo offensivo).

Ora, il talento dei ragazzi non lo voglio commentare, perché ogni persona ha la sua storia, perché non sono nessuno per poterlo fare, e così via, dico solo qualcosa sullo staff e sulle esibizioni perché pago il canone, pago la tv via satellite, pago le tasse insomma:

“Renga, e vabbè, ha una bella voce, cantava con i Timoria e poi ha avuto questa deriva verso la musica “classica” pop che gli ha dato notorietà, e vabbè (diciamo una sua scelta) e quindi?
La Bertè è stata una “molto forte” all’epoca ed avrà avuto anche i suoi problemi,ma sta lì perché? Mah, non si sa, che consiglio può dare ad un ballerino per esempio?
Poi la Ferilli, mi chiedo, oltre a saper dire “Artiggggiani della qualità (con molte g)” ed aver avuto la parte in qualche film perché ha un seno molto grande, cosa fa? Ad un certo punto ha detto “…sono 22 anni che faccio questo mestierie…” e nessuno le ha chiesto “come mai?” e vabbè.

Andiamo alle esibizioni.

  1. Demolizione di “Hey Jude” – pessima interpretazione.
  2. Disastro su “Imagine” – non commentabile.
  3. Accanimento (da parte della Bertè, ingiustificato ed irritante) contro un ragazzo (Luca se ricordo bene)  che a mio modesto avviso ha scritto una bella canzone in stile cantautorale (certo sembrava un pezzo di De Gregori, ma fatelo voi un pezzo di De Gregori).
  4. La presenza di Owen Wilson (cosa cavolo è andato a fare?) coronata da esibizioni imbarazzanti di Elisa (anche tu no dai, perché??) ed Emma (direi portuale) che “scimmiottano” la scena (orribile già l’originale) del film con Ben Stiller preceduta da sfilata di Renga e della Ferilli che si muove come uno scaricatore di porto (e ti ho trattato) che ad un certo punto si è alzata Maria De Filippi per farle vedere come si fa, ed ho detto tutto.
  5. Marco Mengoni, vestito come la bonanima di Pavarotti; lui è fantastico per l’amor di dio, ma chi gliele scrive le canzoni e soprattutto chi lo veste?
  6. I dear jack, li commento con un luogo comune: “l’assassino torna sempre sul luogo del delitto”.
  7. Il volo, che palle, what else?
  8. Il duetto di Fedez, la sua canzone (canzone?) parla di una che ci prova con lui solo per diventare famosa… ma va? Pensavamo tutti che ci provava perché hai un tatuaggio a collo alto.
  9. Il duetto di Emma con la sua concorrente: canzone buona per un inno da stadio della san benedettese.
  10. I balletti non li commento ché non ne ho idea, le coreografie e le scenografie però mi sembravano molto ben fatte.
  11. Una nota positiva la voglio spendere per quel giovanotto originario di Caserta che prende il nome di Stash cantante dei Kolors: Suona la chitarra, il basso, le tastiere, canta molto bene, è completamente pazzo e mi piacciono gli arrangiamenti dei pezzi. Il loro brano originale non mi piace, ma io sono vecchio. La re-interpretazione de “Il mondo” è stata fantastica, il brano “Superstition” di Steve Wonder molto ben fatto e suonato molto bene, Stash è carismatico, molto “avanti”, forse troppo rispetto alla qualità di questa trasmissione per cui è già ben oltre l’essere emergente. Bene così, ogni tanto ne viene fuori uno. Anche i colleghi del suo gruppo sono molto bravi, ma Stash ha uno “shining” particolare, speriamo che non lo distruggano con qualche banalità del tipo “io credo negli esseri umani” anche perché di umano sembra non avere nulla.
  12. Dulcis in fundo un “pollice su” particolare va alla ragazza (la ballerina) eliminata alla fine della trasmissione. Mi è piaciuto molto quando Emma è andata a recuperarla nel camerino prima del ballottaggio e lei le ha detto “..o ssapev, lascia stà, mo voglio solo ballare…”. Non so se sa ballare, o meglio non lo so giudicare, ma di sicuro con questo spirito potrebbe essere sulla strada giusta per ogni cosa.

Insomma, è vero, mi accanisco quasi come la Bertè su queste cose, forse sarà perché a 20 anni non le potevo fare e/o non le meritavo, ma di sicuro con la consapevolezza di oggi, mi appare tutto finto, falso, creato per lo show insomma. Non vedo assolutamente una seria opportunità per questi e gli altri ragazzi (quelli che partecipano e quelli che guardano) se non per la notorietà, lungo la durata di queste trasmissioni, per gli uni ed il nulla per gli altri. Ma a loro forse sta bene anche così, i 15 minuti di notorietà si sa, fanno gola a tutti.
Sulla qualità della trasmissione resto fermo sul mio disappunto: luoghi comuni, argomenti banali, mancanza assoluta della ricerca musicale (se non in alcuni minimi frangenti, ma del resto oggi solo qualche pazzo la fa). In definitiva una sorta di panettone natalizio servito durante la primavera: fuori tempo, fuori luogo, pesante.

PS: sono spocchioso, lo so, Max

 

 

 

 

 

The Bubbles, Wanted Primo Maggio, il Mumble Rumble e compagnia bella

Credo sia compito di chi ha vissuto certi anni della musica, del secolo scorso, quello di spiegare alle generazioni dei ventenni del 2015 come andavano le cose allora; non per fare il solito ed inutile ricordo nostalgico o per dire “si stava meglio prima”, ma soltanto per dare l’opportunità a chi non c’era allora, di capire meglio quelle situazioni del passato. Ritengo che questo sia un dovere. Chi dice “Io c’ero” e si lamenta di come funziona oggi nei locali, di come funzionano le etichette, le agenzie, gli uffici stampa, di come funziona la produzione artistica e di quali sono i modelli a cui un musicista in erba oggi si ispira, deve assolutamente raccontare agli altri la sua storia, anche perché chi non la conosce potrebbe dire: “Ah, allora poteva essere anche così?”.
Lamentandoci soltanto, togliamo la possibilità a chi ci sta di fronte di capire davvero il perché lo stiamo facendo.

Ieri sera al circolo (lasciatemi chiamare così il Mumble Rumble di Salerno), prima delle esibizioni relative alle selezioni di “Wanted Primo Maggio” Campania di cui sono stato presidente della giuria, mi sono intrattenuto con l’amico Peppe Zinicola. Gli ho chiesto se stava suonando e con chi. Mi ha risposto con dei nomi che hanno ricordato i mie primi anni da “musicante”: Renato Costarella e Flavio Erra. Partendo da questo siamo entrati in un discorso ricco di ricordi, di chi suonava negli anni 80 e 90 e di chi faceva sperimentazione, chi si confrontava col Blues, col Jazz, di chi insomma aveva un’identità e tanta voglia di condividere il proprio talento con gli altri. Andare al circolo significava come minimo vedere due chitarristi che improvvisavano e così si scambiavano note, discorsi, tecnica, sapere. Io stesso sbirciavo le lezioni di chitarra di Peppe e rubavo sempre un po’ qualcosa, imparavo i riff dei suoi brani originali che suonava con i Ryland e gli chiedevo se erano giusti, sbirciavo poi le lezioni del compianto Angelo Mutarelli e tornavo a casa con qualcosa in più nel cervello, sempre. Potrei con questo post dire da quante persone ho rubacchiato qua e la tecnica, gusto, studio anche incosapevolmente, in quanto quelle note, quelle situazioni erano continue, non dovevo aspettare mica un concerto per poter sentire una pentatonica oppure una minore armonica in quanto c’erano lì oltre ai citati Zinicola, Costarella, Erra, Mutarelli: Giovanni Ventre (buonanima), buona parte dei fratelli Deidda, tutti i musicisti dei  Good old boys che poi diventarono Crecason e che poi diventarono Neri per caso, Giampiero Virtuoso, Paolo Pelella, Stefano Giuliano, Rocco Vertuccio, Corrado Retico, Gino Ariano, Amedeo Ariano, Maurizio D’Imperio, Valerio Busillo, Gianfranco Marziano, Diego De Silva, Tony Tedesco, Bruno Brindisi…. e chi più ne ha più ne metta. Devo, in primis a mio fratello Lorenzo e poi a tutti questi signori la mia voglia di suonare, il mio bagaglio musicale, la mia voglia di sperimentare, di confrontarmi, di scoprire cosa c’è sotto la crosta di quella che oggi viene considerata musica.

Insomma, tornando alla mia chiacchierata con Peppe, ci siamo lasciati con questo pensiero che oggi chi viene al circolo non lascia nulla di concreto, tangibile e condivisibile se non una bella serata (quando va bene). Una volta chi veniva al circolo lasciava il suo DNA sul tavolo e tutti ne potevano usufruire. Ecco, era come dire quei tempi ci mancano e ne dobbiamo parlare con gli altri perché devono sapere.

Dopo è iniziata la serata vera e propria e si sono alternati i gruppi finalisti del contest:

I Salbora per primi hanno sfoderato il loro teen spirit con qualche imprecisione dovuta credo al periodo che stanno attraversando in studio, alla ricerca della propria identità. Tutto sommato bella spinta, bella le chitarre, Anthes è bravo e può fare tanto ancora.

I Thergo, band preparatissima, molto professionale, arrangiamenti articolati, chitarre in sincrono come Adrian Smith e Dave Murray (non è facile), apprezzati dal pubblico. Un mood anni ’80 abbastanza spiccato, una sorta di spin-off di Antonella Ruggiero con una deriva rockettara molto gradevole. Peccato per il messaggio che non è arrivato forte e chiaro.

Cosa che invece è successa a quei pazzi dei The Bubbles. Precisione, freschezza, coerenza con la scelta artistica. Dopo i primi 2 giri armonici la giuria aveva già deciso che questi erano pronti per Torino. Troppo evidente la padronanza del palco, senza giri di parole divertenti bravi e pronti per la sfida nordica. Secondo me è quello che li ha fatti vincere e non la padronanza tecnica degli strumenti od il virtuosismo, ma il messaggio. E’ arrivato si, forte e chiaro.

Siparietto.

Mi sono fatto la tessera Arci per la ennesima volta (le colleziono dal 1991), il ragazzo che se ne occupa al circolo mi fa : “Cognome?” ed io Maffia, “nome?” ed io Max. Lui si ferma, come per chiedermi si ma il tuo vero nome qual è? Ed io Massimiliano è troppo lungo, sono venuto scostumato per cui puoi mettere Max e lui: “ma sai la tessera è una cosa formale…”

Pochi minuti dopo chiedo ad Anthes dei Salbora qual è il suo vero nome e lui mi dice: “non lo pronuncio più da cinque anni, chiedilo a mio padre”. Ed io “thumbs up” gli dico “si Anthes, Anthes è il tuo vero nome” e chissenefrega di come ti hanno chiamato quando sei nato.

In fondo questi due episodi sul nome rappresentano esattamente tutto quello che volevo dire. L’identità in un musicista, come in un qualunque altro artista, impiegato delle poste o disoccupato che sia, è importante come l’aria che respiriamo. Se quando mi ti presento ti dico che mi chiamo Max, non rompere, come ho fatto io con Anthes, ma chiamami così, scrivi su quella cavolo di tessera il mio nome e stop.

Tutto sommato serata gradevole, buona musica, bella compagnia e compagnia bella.

Massimiliano, Massimo, Massimino, Massimuccio, ma sempre Max Maffia.

 

 

…mi sto suonando sotto

…non c’è una cosa che rappresenti meglio la voglia di suonare come l’urgenza di doverlo fare e basta.

Per anni ti ostini a sperare che arrivi il gran giorno in cui tutti apprezzeranno quello che scrivi e che suoni sul tuo strumento principale. Poi quando ti accorgi che ti sei fatto vecchio per quel genere di cose e quel giorno non è mai arrivato, cominci a modificare il tuo modo di porti verso l’arte. Magari organizzi un evento, o ti mettono in giuria in un qualche concorso, oppure magari apri un blog e cominci a scrivere di musica, oppure a criticare altri colleghi per lo sfizio di farlo o la spocchia e la presunzione dovuta all’esperienza. Magari, malgrado i tuoi studi inesistenti, decidi di dare lezione di musica, pensando che questa possa davvero essere insegnata, e se non ci riesci puoi sempre andare tutte le mattine in un negozio di musica a vantarti per le cose che non hai fatto, ma sei convinto di meritare. Insomma come la metti metti la musica è una brutta materia e come tutti i virus, dopo aver consumato una parte del tuo corpo, si sposta su altre parti fertili fino al punto di distruggerti completamente.

Nonostante questo suo essere deleteria, come ogni malattia, la musica ti sostiene, non economicamente intendiamoci. La musica è quella parte di te che non riuscirai mai a dire fino in fondo perché la tua vita è troppo breve per raccontarla tutta.

…e adesso fatemi suonare altrimenti non smetterò di scrivere stronzate…

 

Una nuova esperienza, domani sera, Domenica 01/03/2015 ad Angri al Teatro S.Caterina

"Dopo il grande successo degli spettacoli di Lino D’Angiò, di Peppe Lanzetta, della Scuola di Teatro “Gregorio Rocco” di Sant’Anastasia, della scuola angrese "Progetto Danza", della Compagnia Gulliver che ha inscenato lo spettacolo "Gli amori non sono mai facili", e nel mese di marzo la IV edizione della rassegna “Angri a teatro” prosegue con altri quattro appuntamenti, molto diversi tra loro, ma di sicuro interesse.<br /><br />
Il 1° marzo ritornano sulle tavole del palcoscenico del teatro di S. Caterina gli attori della compagnia Teatri di Popolo, reduci dal successo dello scorso anno.<br /><br />
Questa volta, il gruppo propone "No words", un’opera molto suggestiva, ideata e diretta da Marco Dell’Acqua, nella quale due attori (Teresa Pepe e Giacomo D’Agostino) raccontano, senza parole, di alcune visioni che contemplano la solidarietà e lo smascheramento come ultime opportunità per una nuova, possibile e felice convivenza.<br /><br />
L’8 marzo, in occasione della festa della donna, il cartellone propone una serata dal titolo "Meglio sole?", tutta incentrata su tematiche “al femminile”, in cui, similmente alle esperienze già realizzate negli anni scorsi, le attrici della compagnia Anziteatro (e anche alcuni attori) proporranno monologhi e sketch dedicati al mondo della donna.<br /><br />
Il 15 marzo sale sul palcoscenico la compagnia di Castel San Giorgio "Il Futuro Siamo Noi", che propone la commedia brillante "Signori, biglietti!" di Giovanni Rescigno. La vicenda gira intorno a Ignazio e Concetta i quali stanno aspettando la figlia che ritorni dal viaggio di nozze. Un’esilarante pochade, condita da scene comiche, gag ed equivoci.<br /><br />
Infine, una serata di gran fascino, sarà quella del 22 marzo, quando il tenore Marco Caruso e il soprano Lucrezia Benevento si esibiranno in un Gran galà di musica lirica. La serata sarà divisa in tre parti: la prima sarà dedicata alla riproposizione delle più note arie di opere liriche; nella seconda, invece, i due cantanti ci proporranno brani del repertorio classico napoletano e dell’operetta; infine, la terza parte li vedrà impegnati con il repertorio classico e popolare siciliano.<br /><br />
Insomma, come lo scorso anno, il cartellone cerca di proporre spettacoli di diversa matrice, proprio per assicurare agli spettatori la possibilità di vedere rappresentazioni diverse, ma tutte di grande qualità estetica. Perciò, non resta che invitare tutti a venire a teatro e a godersi lo spettacolo…"
“solidarietà è solidità”, l’altro è più importante di tutto il resto.
NO WORDS: lo spettacolo che non ama fare chiacchiere.
attori: Teresa Pepe e Giacomo D’Agostino
musiche: Max Maffia e Valerio Valiante  (Max Maffia and the Empty Daybox)
costumi: Antonella Di Capua
luci: Simone Iacono
foto di scena: Valerio D’Amato
scenografia: Lucia Lamberti
assistente alla regia: Monica Manzolillo
regia: Marco Dell’Acqua

Dopo il grande successo degli spettacoli di Lino D’Angiò, di Peppe Lanzetta, della Scuola di Teatro “Gregorio Rocco” di Sant’Anastasia, della scuola angrese “Progetto Danza”, della Compagnia Gulliver che ha inscenato lo spettacolo “Gli amori non sono mai facili”, e nel mese di marzo la IV edizione della rassegna “Angri a teatro” prosegue con altri quattro appuntamenti, molto diversi tra loro, ma di sicuro interesse.
Il 1° marzo ritornano sulle tavole del palcoscenico del teatro di S. Caterina gli attori della compagnia Teatri di Popolo, reduci dal successo dello scorso anno.
Questa volta, il gruppo propone “No words”, un’opera molto suggestiva, ideata e diretta da Marco Dell’Acqua, nella quale due attori (Teresa Pepe e Giacomo D’Agostino) raccontano, senza parole, di alcune visioni che contemplano la solidarietà e lo smascheramento come ultime opportunità per una nuova, possibile e felice convivenza.
L’8 marzo, in occasione della festa della donna, il cartellone propone una serata dal titolo “Meglio sole?”, tutta incentrata su tematiche “al femminile”, in cui, similmente alle esperienze già realizzate negli anni scorsi, le attrici della compagnia Anziteatro (e anche alcuni attori) proporranno monologhi e sketch dedicati al mondo della donna.
Il 15 marzo sale sul palcoscenico la compagnia di Castel San Giorgio “Il Futuro Siamo Noi”, che propone la commedia brillante “Signori, biglietti!” di Giovanni Rescigno. La vicenda gira intorno a Ignazio e Concetta i quali stanno aspettando la figlia che ritorni dal viaggio di nozze. Un’esilarante pochade, condita da scene comiche, gag ed equivoci.
Infine, una serata di gran fascino, sarà quella del 22 marzo, quando il tenore Marco Caruso e il soprano Lucrezia Benevento si esibiranno in un Gran galà di musica lirica. La serata sarà divisa in tre parti: la prima sarà dedicata alla riproposizione delle più note arie di opere liriche; nella seconda, invece, i due cantanti ci proporranno brani del repertorio classico napoletano e dell’operetta; infine, la terza parte li vedrà impegnati con il repertorio classico e popolare siciliano.
Insomma, come lo scorso anno, il cartellone cerca di proporre spettacoli di diversa matrice, proprio per assicurare agli spettatori la possibilità di vedere rappresentazioni diverse, ma tutte di grande qualità estetica. Perciò, non resta che invitare tutti a venire a teatro e a godersi lo spettacolo…

…per il 2015

max
Sperando che il vostro 2014 sia stato pieno di novità, vi auguro di trascorrere un 2015 ancora più ricco di opportunità, di situazioni stimolanti, di imprevisti che rendano le vostre giornate interessanti e diverse.
Non vi auguro di essere più buoni perché è impossibile, e nemmeno più felici perché questo lo potete volere solo voi. Vi auguro solo di essere più sorridenti. Tutto qui.

Max