…di notte

…nel buio della tua stanza, lo stesso che ospita le pecore che conti, lo stesso che usi x leccare le tue ferite, proprio li ha inizio il tuo pensiero. Lo stesso che stanotte si è recato presso una mansarda in collina. Fuori piove. Dentro il caffè e la carta pentagrammata si evitano, uno x rispettare la funzione dell’altra. Vorresti la chitarra x poter facilitare la tua scrittura. Vorresti appoggiarti ad un comodissimo mi minore che x te non ha mai significato sol maggiore, ma non vuoi fermarti alla prima impressione. scegli una strada diversa. ti affidi ad si bemolle minore settima quinta bemolle per sottolineare che è troppo poco x essere dominante ed è troppo x essere risolutivo. Poi diventi piccolo come una goccia d’inchiostro e navighi tra i righi e gli spazi. Dapprima ti rilassi su di un prato di minime intervallato da pause austere e spesso antipatiche. Vedi le semiminime giocare piú in la, ma sono troppo lente per raggiungere le fiere crome della battuta successiva. ti lasci portare da loro e non le afferri mentre ti investe una cascata di semicrome che ti trascina verso un pesantissimo ammasso di semibrevi. Allora cerchi di risalire aggrappandoti su ogni nota fino a raggiungere quel punto coronato che indica la durata della tua ispirazione …. ad libitum.

In due corpi – Nicodemo (La Fabbrica/Rai trade)

In due corpi - Nicodemo (2010 - La Fabbrica/Rai trade)I

In due corpi - Nicodemo (2010 - La Fabbrica/Rai trade)

Il nuovo disco di Nicodemo, poeta contemporaneo, fa pensare, e ci ricorda una cosa fondamentale in cui noi tutti crediamo e che difficilmente accettiamo di raccontare agli altri: “complicarsi è bellissimo” e viviamo nel terrore della nostra “semplificazione”. Viviamo nella solitudine dei nostri corpi e nella estrema consapevolezza del nostro unico grande amore che è la musica. Una musica che esce fuori dalla moderna e stupida concezione del “bello perchè fa muovere”. Questo disco è meraviglioso perchè immobilizza, perchè ti fa fermare per una volta e ti fa scendere dal treno impazzito senza rotta su cui sediamo ogni giorno.

Premessa: Conosco Nicola Pellegrino personalmente perchè ho avuto l’onore di suonare insieme a lui ed il grande privilegio di aver fatto con lui due dischi. Il mio giudizio sul disco è sincero (tra l’altro io non ci sono), lo dico prima così evitiamo stronzate sul “siamo amici quindi è bello”.

Accendo l’iPod. Mi collego all’Apple store ed acquisto “in due corpi”. Lo faccio io, fatelo anche voi. Costa poco, ne vale la pena.

Play, metto le cuffie e fa già caldo. “Gli spazi vuoti non esistono” e te ne accorgi perché “Le pareti”, brano che apre il disco, ti stringe immediatamente e ti attanaglia. Non vuoi che finisca perché ti dice quello che già sai e quello che avresti sempre voluto dire, ma non l’hai fatto ancora. Aspettavi che qualcuno ti dicesse che complicarsi è bellissimo ed ora è sdoganato, lo puoi condividere anche tu. Ma i capolavori sono ben definiti ed hanno una durata e devi rassegnarti all’idea che il brano deve far posto ad “Alice dorme” e tu con lei desideri di stare calmo e ci riesci. Tecnicamente per i musicisti che suonano in questo disco a partire dall’inseparabile bravissimo Gaetano Maiorano a finire alle straordinarie collaborazioni, dopo due brani siamo già una spanna sopra a tutta quella scena che vive di una fortuna mediatica immeritata. “In due corpi” ti trascina brano dopo brano al viaggio verso terre interiori fin troppo conosciute e sempre un pò celate. In  “Cambierei” noto un dolcissimo dualismo tra la “erre” forte di Nicola e la “erre” debole dell’ottimo Luca Urbani. E’ uno dei miei brani preferiti e scivola via veloce verso  composizioni più alternative e fumose quali “Opto per la Radio”,  “Telenovele” e “Strano”. Quest’ultimo brano è un vero capolavoro di tecnica ed interpretazione. Ho smesso di fumare da 3 anni, non ho ceduto ancora alla tentazione ed è ancor più difficile resistere dopo “Bella ed elegante”… cito un verso speciale ..”eri tu a pendere dalle mie labbra ma quello che dipendeva dall’altra ero io..”. Poi scopro che una delle voci femminili da me preferite del panorama italiano partecipa a questo disco mentre nelle mie cuffie arriva “La reciprocità” in cui  Raffaella Destefano (Madreblu) irrompe con suo timbro inconfondibile, netto ed adorabile. Mi rendo conto che sembra davvero di aver detto solo cose positive, ma credetemi è un disco a 5 stelle, promosso a pieni voti, maturo ed elegante, in poche parole, Nicodemo! Siamo quasi alla fine, “Praticamente impossibile” (penultimo brano) staccarsi da questo lavoro e le  sonorità di questo brano un pò dark, al punto da citare qualcosa dei cure di boys don’t cry  ci accompagnano all’epilogo con “Autunno” degna ed elegante chiusura rock. In conclusione davvero un disco da acquistare ed ascoltare… direi un “disco da pensare”, ottimo cibo per il cervello. Max