Riflessioni e Suggerimenti per il weekend 3

Ciao.

Scusate il ritardo, ma per ogni cliente e per ogni azienda il termine “prima delle vacanze” si trasforma in “l’ultima data possibile”… poi la fine… Questo era solo per farvi capire che si lavora tanto e con non pochi problemi. Vi piace la mia nuova immagine? Nessuno mi ha detto niente.

vabbè giusto un paio di cosine:

SUGGERIMENTO N.1

1. Vi consiglio di ascoltare il remix (fatto da Sergio Di Nicola dello Studio Lag) del brano “Exit through you” sul sito della Real World (Peter Gabriel). CLICCATE QUI e cercate il remix di Studio LAG

Nel frattempo una letturina sul termine World Music non fa male a nessuno:

L’espressione world music (inglese per “musica del mondo”) si riferisce in genere alla musica che presenta una contaminazione fra elementi di musica pop e musica etnica. Alcuni esempi di questo genere sono l’opera di Peter Gabriel o di Paul Simon. I progetti musicali che attingono a tradizioni culturali diverse tendono a travalicare le classificazioni tradizionali; in questo senso, per world music si intende anche, talvolta, l’opera di artisti che rifiutano di adottare un qualsiasi specifico linguaggio musicale tradizionale, o addirittura, nell’accezione estrema, “tutta la musica del mondo”, intesa come un tessuto continuo di esperienze correlate e componibili, in opposizione alla visione tradizionale della musica suddivisa in generi e tradizioni musicali indipendenti.

In Italia, e prima delle produzioni di Gabriel, il primo artista a produrre un lavoro discografico di grande levatura etnica è stato Fabrizio De André che, nel 1984, insieme al musicista Mauro Pagani, diede alla luce l’album Crêuza de mä (Mulattiera di mare), interamente in dialetto genovese, con arrangiamenti musicali arabeggianti eseguiti con strumenti tipici mediterranei. Questo esperimento ebbe un vasto successo di pubblico e di consensi da parte della critica (anche straniera) e che lo inserì a pieno titolo tra le opere che mutarono storicamente il panorama musicale. Recentemente, Pagani ha realizzato un lavoro analogo per “oggi o dimane” e “Nun è acqua” di Massimo Ranieri. Un altro artista italiano che si può considerare vicino alla world music Lorenzo Cherubini (Jovanotti), che a partire dall’album L’albero (inciso in Sudafrica) ha fatto largo uso di strumenti e stili musicali africani e sudamericani.

Come world music vengono classificati, in modo simmetrico, quegli artisti africani, sudamericani e così via che sono stati “scoperti” dal “business” della musica pop e che in genere seguono un percorso musicale inverso, partendo dalle proprie tradizioni musicali e “sposandole” a schemi adatti a essere ben accolti dal pubblico europeo e statunitense (come Youssou N’Dour, Ladysmith Black Mambazo, Papa Wemba e altri).

Data l’evoluzione dei sistemi di trasporto e di comunicazione anche solo rispetto all’inizio del XX secolo, non stupisce che le tradizioni occidentali vengano in contatto con quelle di altre culture, con reciproca influenza; in questo senso, è verosimile che il confine fra quella che viene chiamata pop music e la musica etnica diventi via via più sfuggente. I critici di questa tendenza osservano che essa potrebbe portare, sul lungo periodo, a una sostanziale “globalizzazione” della musica che coinciderebbe con un depauperamento delle tradizioni musicali dei popoli. Da questa preoccupazione nasce quindi, come contromisura, l’interesse per lo studio e la preservazione delle tradizioni musicali dei paesi del terzo mondo.

SUGGERIMENTO N.2

2. Vi consiglio di leggere “Gomorra” prima di vedere il film “Gomorra”.. ma tanto avete fatto già tutte e due le cose

SUGGERIMENTO N.3

3. Lucia Lamberti pittrice, amica di sempre Guardate i suoi quadri sul suo sito.

E sappiate che a Settembre 2008 inaugura Padula.. Lucia c’è! Poi vi aggiornerò su tutto. Intanto vi lascio qualche notizia aggiornata


Lucia Lamberti è nata a Salerno nel 1973. Vive e lavora a Capriglia (SA).
Principali esposizioni:
2007
– Atelier 07, Fondazione Orestiadi, Gibellina (Tp), a cura di A. Bonito Oliva.
2006
– SHE DEVIL, Studio Stefania Miscetti; a cura di Daniela Cascella, Dobrila Denegri, Tiziana Di Caro, Elena Giulia Rossi.
– Stanze per racconti, Galleria Comunale d’Arte Contemporanea, Stio (SA); a cura di S. Vecchio. (Personale).
2005
– Premio Celeste, Magazzini del Sale, Siena; a cura di G. Marziani.
– L’esercizio della memoria, Basiliche Paleocristiane di Cimitile (NA); a cura di E. Zorn.
– Interferenze, Carcere Borbonico, Avellino; a cura di P. De Gregorio.
– Vedo Verde, Palazzo Genovesi, Salerno.
– Smokers, Picagallery, Napoli; a cura di G de Martino. (Personale).
2004
– Electro Art Wine and Sound, La Volpe e L’Uva, Salerno; a cura di T. Di Caro.
– Fairy Tales, Galleria Verrengia, Salerno.
2003
– Giallo Mimosa, FRAC (Fondo Regionale per l’Arte Contemporanea), Baronissi (SA); a cura di M. Bignardi.

SUGGERIMENTO N.4

4. Ozon Factory

tratto dalla pagina myspace.

ricerca, contaminazione, produzione. Ozon Factory è un progetto di produzione e promozione artistica, un laboratorio permanente che ambisce a diventare punto di riferimento e modello per una nuova dimensione di produzioni di qualità. Nello spazio di Ozon gli artisti interagiscono in una logica di cooperazione che, sfruttando le capacità individuali, amplifica le potenzialità di ciascuno ed allo stesso tempo esalta l’espressione collettiva. Gli autori del progetto collaborano con l’intento di diffondere, promuovere e stimolare una nuova e diversa cultura progettuale che sappia avvalersi delle professionalità individuali dei suoi componenti e della collaborazione di strutture, legate al settore della fotografia, dell’arte, del design, della musica e della scrittura creativa, di cui fanno parte. Facendosi imprenditori delle proprie idee e delle proprie capacità, vogliono così dare vita ad una formula che coniughi visione, tecnologia e creatività, attraverso un percorso interdisciplinare di sensibilità e capacità creativa e produttiva che esprima professionalità sui diversi livelli dell’arte.

Mai pianto di fronte ad un quadro?

A me è successo..

al Prado a Madrid nel settembre 2004 di fronte a “Las Meninas” di Velazquez

lo dico oggi solo perchè ricorre l’anniversario della nascita di Velazquez.

Come è mia buona abitudine, vi lascio qualche notizia presa direttamente da wikipedia.org

Las Meninas

Las Meninas, completato nel 1656

Las Meninas, completato nel 1656

Per approfondire, vedi la voce Las Meninas (Velázquez).

La protagonista di Las Meninas sembra a prima vista essere una delle infante, Margherita, la figlia maggiore della seconda moglie del re. Tuttavia, osservando le varie parti del quadro, non è più tanto chiaro chi o che cosa sia il vero soggetto dell’opera. È la principessa o forse il pittore stesso? La risposta potrebbe trovarsi nell’immagine dipinta sulla parte posteriore, che ritrae il re e la regina. Si tratta del riflesso di uno specchio, nel quale caso la coppia reale si troverebbe di fronte al quadro al nostro posto? Sono loro il soggetto del quadro? Il dibattito sul vero soggetto di quest’opera è tuttora aperto, e molte delle domande che pone non hanno ancora ricevuto una risposta soddisfacente.

Dipinto quattro anni prima della morte dell’artista, è un caposaldo del periodo artistico del barocco europeo. L’opera è stata esaltata sin dal momento della sua realizzazione; Luca Giordano, un pittore italiano dell’epoca, ne parlò come di una “teologia della pittura“, e nel XVIII secolo l’inglese Thomas Lawrence lo citò come la “filosofia dell’arte“, capace in modo chiarissimo di produrre gli effetti desiderati dall’artista. quali siano questi effetti è stato oggetto di diverse interpretazioni; Dale Brown propone un’interpretazione secondo cui, inserendo nel quadro un ritratto sfumato del re e della regina Velázquez intendesse pronosticare la caduta dell’Impero spagnolo che stava per raggiungere il vertice della propria parabola poco dopo la morte del pittore. Un’altra interpretazione è che il quadro sia di fatto uno specchio, e che tutto il dipinto sia realizzato secondo il punto di vista del re e della regina, quindi la loro immagine riflessa può essere vista sullo specchio posto sulla parete posteriore.

Si dice che sia stato il re a dipingere l’onorifica Croce Rossa dell’Ordine di Santiago sul petto del pittore, come oggi appare sul quadro. Tuttavia Velázquez non ricevette quel titolo che tre anni dopo l’esecuzione del dipinto. Neppure il re di Spagna avrebbe potuto nominare un suo protetto cavaliere senza il consenso della commissione incaricata di verificare la purezza della sua linea di sangue. Lo scopo di queste ricerche sarebbe dovuto essere quello di impedire che venisse nominato qualcuno che avesse avuto anche tracce di eresia tra i suoi ascendenti – il che in pratica significava tracce di sangue ebreo o arabo, o che qualcuno si fosse contaminato dedicandosi alla pratica del commercio. I registri della commissione sono stati ritrovati tra gli archivi dell’ Ordine di Santiago. Velázquez fu ammesso nell’ordine nel 1659. Fu giustificato perché, come pittore del re, evidentemente non era coinvolto nella pratica di vendere i suoi dipinti.

Il filosofo Michel Foucault, nel suo libro del 1966 Le parole e le cose, dedica il capitolo di apertura a una dettagliata analisi di Las Meninas. Spiega i modi in cui il dipinto evidenzia i problemi del concetto di rappresentazione grazie al suo uso di specchi e schermi e le conseguenti oscillazioni tra l’interno e l’esterno dell’immagine e la sua superficie.

Peace, MAX