Storie di ordinaria quarantena, il mio contributo

cosa ci rende autentici? forse il trascorrere del tempo, o forse il guardare fuori dalla finestra e vedere come tutto si muova, o come tutto resti immobile, immutabile.
eppure solo ieri eravamo in giro a sfiorarci, abbracciarci, toccarci, parlarci e oggi invece no: oggi siamo costretti a guardarci in bassa risoluzione, ad ascoltare le nostre voci metalliche. Forse sì, forse è questo: il suono delle voci, più che il tatto, la cosa che più ci manca. sentire le voci dal vivo e non attraverso una compressione digitale. le voci rappresentano fedelmente quello che avviene dentro, vibrano al vibrare degli organi interni, vibrano al comando delle emozioni che le spezzano, le interrompono, le plasmano, le consumano, e le arrugginiscono. allora r-esistiamo ogni giorno affinché quel suono possa continuare a portare a termine la sua missione di rappresentarci. il suono delle voci ci rende autentici.

N(u)ove cose che ho imparato

1. ho ripreso a scrivere musica come se stesse per finire il mondo (il che non è escluso)
2. ho finalmente fatto un backup dei file del mio portatile (non si sa mai)
3. lavoro il triplo
4. sento (e vedo su skype) ogni giorno tutta (ma dico tutta) la mia famiglia
5. ho ripreso a fare progetti (questa volta) come se ci fosse un domani (e anche questo non è escluso)
6. suono tutti i giorni (anche poco al giorno, ma non lo facevo da anni)
7. ho imparato nuovi termini ed espressioni tipo “smart working”, “facciamo uno status meeting”, “ci sentiamo in call”
8. ho imparato a ridimensionare ogni problema (qua si muore in un attimo)
9. tutto questo finirà e saremo più bravi dopo, anche a cantare fuori ai balconi

PS: Il mio è solo un piccolo messaggio di positività (termine infelice oggi), per il resto provo dolore e solidarietà verso chi non è fortunato (al momento) come me.

#staysafe #stateveacasa #supportatechinonpuòesibirsidalvivo