a Lello Iacovelli, andato via troppo presto.

Quella meraviglia che avevi creato resterà, per sempre, nella mente di ognuno di noi, come il miglior posto dove abbiamo suonato.
Avevi creato un posto magico dove riuscivamo ad essere noi stessi senza averne vergogna.
Un luogo in cui tutti i musicisti riuscivano a sentirsi ascoltati e ad ascoltare.

Dopo la chiusura, in tutti questi anni, hai sempre pensato di volerci richiamare tutti per poter festeggiare, anche solo, l’esistenza, nel tempo, del posto chiamato Virus (a Latronico), il baluardo della musica indipendente nelle terre in cui vige la legge del “con la cultura non si mangia”.

da sinistra: Egidio, Johnny Sessa, Lello Iacovelli

Poiché sei andato via troppo presto caro amico mio e ancora stento a crederci, è inutile dirti che avverto il vuoto che hai lasciato, ed è incolmabile, prima di tutto lo è per la tua famiglia e poi per tutti noi tuoi amici, tali anche grazie alla tua proverbiale gentilezza e apertura verso l’altro.

Non so se è il caso di fare promesse adesso, ma se dovessi riuscire un giorno, magari insieme a chi ti ha amato, cercherò di organizzare quella festa e proveremo a suonare forte, sai, ai volumi che ci facevi usare tu, così magari ci sentirai e dopo ci racconterai pure come è andata.

The Peanuts a Latronico nel 1993

Del resto quelli come te sono e restano immortali.

Non mi piace fare i R.I.P., anche perché non so se dall’altra parte c’è pace, piuttosto mi piace pensare alla pace che hai dato ad ognuno di noi ogni qualvolta hai parlato con la tua voce pacata, a volte impercettibile, usando le tue parole resistenti (a tutto, a quei tempi, a questi altri tempi, ai prossimi).

Ciao amico mio, compagno di battaglie, che la terra ti sia lieve.

Max

Presenti nella 13-esima puntata di UpCast

Grazie al grandissimo Nicodemo ed al suo staff dei tizi di XXXV siamo presenti nella tredicesima puntata di UpCast
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buon compleanno

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Anche quest’anno è giunto il tuo compleanno, ed in questi giorni il sole ci fa l’appello presto al mattino e smette di contarci più tardi la sera. Durante questo suo passaggio da levante a ponente ci ritroviamo svegli su questa nostra terra piena di mare. Sì, il mare.
Lo stesso mare che manifesta il suo continuo modificarsi, nel tempo, ogni singolo istante, e ci ricorda che tutto si trasforma, tutto cambia, tutto trascorre.
Del resto lo dicevi anche tu  a vvicin ‘o mare “statte fermo”? (puoi chiedere al mare di star fermo?).
No, la risposta è no. Non può star fermo così come non può farlo il mio ricordo di te.
Questo mondo avrebbe bisogno, oggi più che mai, di un esercito di te.

per Anna Cantilena (Maiori, 11 marzo 1913 – Salerno, 13 Dicembre 1998) perché aveva il mare negli occhi.

Su David e tutto quanto…

David Bowie era un Artista, un vero Artista. Uno che ha fatto del suo tutto una unica ed irripetibile opera d’arte. Persino la sua morte è stata artistica capitata dopo il suo compleanno e l’uscita del nuovo disco.

Devo confessarlo amaramente, ma io ho a casa soltanto “London Boy” ed il vinile di “Ziggy” l’ho regalato ad un amico in tempi non sospetti dicendogli che mi faceva piacere che lo tenesse lui in quanto fan decisamente più meritevole. Non conosco quasi per niente la sua discografia a parte i pezzi che devi conoscere per forza, ma proprio per quello non sono i pezzi significativi della sua vastissima produzione. Me ne rammarico perché penso di essermi perso qualcosa negli anni, forse essendo troppo attaccato ad altri David (Gilmour, Sylvian), ma proprio perché l’arte è eterna penso di essere ancora in tempo per recuperare quel tempo perduto e continuare ad esplorare.

Provo a fare di questa morte un nuovo insegnamento, provo a capire ancor di più quanto sia importante restare curiosi, assetati di musica e di cultura. Bowie ha vissuto una vita non lunghissima, ma larghissima, piena di trasformazioni, di provocazioni, di arte ad ogni costo dai suoi occhi ai suoi capelli alla sua musica. C’è molto da imparare da chi ha messo tutto se stesso a disposizione dell’umanità che, a detta sempre dell’amico possessore del vinile di “Ziggy”, prima della sua morte “già faceva schifo”.